Danzando nella notte con l’oscuro signore
ho visto spaventato le mie grida di dolore.
L’uomo mi ha condotto per mano e con la mente
tra il vuoto nel mio cuore narcisista e prepotente.
Vagando nello spazio che emanava ormai il marcio
percepito ho con tristezza, l’agonia che sta in quel trancio.
L’agonia perciò, intendo, che si avverte nello stacco
che l’anima dal corpo divide con gran smacco.
Così l’oscuro ride, bastardo indifferente,
nel vedere me, umano, solo, e senza niente.
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